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La musica come terapia: il progetto di Polifonia Sacra del PIAMS

La musica come terapia
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La musica come terapia: il progetto di Polifonia Sacra del PIAMS

Nel numero dello scorso febbraio (2024, n. 2: pp. 34-35) del Bollettino Ceciliano è apparso un interessante editoriale di Valentino Donella, Direttore responsabile della rivista. Intitolato Operaterapia e … Gregoterapia, questo articolo è focalizzato sui più recenti studi di ambito neuro-biologico che hanno messo in luce come l’ascolto della musica operistica possa innescare «emozioni in grado di migliorare alcune funzioni fisiologiche (ritmo cardiaco, pressione arteriosa, frequenza respiratoria) mentre in soggetti con malattie neuropsicologiche […] si registra un miglioramento significativo delle loro condizioni cliniche». Inoltre l’ascolto della musica lirica sarebbe in grado di attivare «processi di tipo riparativo» favorendo un processo di rimodellamento neuroplastico utile «per consentire anche ad un cervello danneggiato di rimettersi a funzionare meglio» (p. 34). Si tratta, quindi di un processo afferente a quel campo di studi noto a tutti con la generica denominazione di musicoterapia e che, nel dettaglio, nell’articolo è ribattezzato ‘Operaterapia’.

Dopo avere illustrato sinteticamente lo status quaestionis, Donella si domanda se gli stessi benefici psicofisici possano essere raggiunti anche con l’ascolto del canto gregoriano e conclude domandandosi: «A quando uno studio scientifico aggiornato su questo versante? Si potrà parlare in avvenire di gregoterapia?».

Ebbene, per questa domanda il PIAMS ha una risposta. Si tratta di una risposta per ora parziale ma, a nostro avviso, importante sebbene non entri specificamente nel campo del gregoriano bensì in quello della polifonia sacra.

Collaborazione con l’Ospedale Universitario “Luigi Sacco”

Da circa due anni il nostro istituto ha attivato una partnership con il reparto di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Universitario “Luigi Sacco” di Milano, diretto dal dott. Emanuele Catena.

Scopo di questa collaborazione è proprio la verifica del possibile impatto della polifonia sacra sulle funzioni fisiologiche dei pazienti ricoverati nel reparto di terapia intensiva.

La prima fase del lavoro ha riguardato la creazione di un pool di studiosi afferenti sia al côté ‘medico’ sia a quello musicologico: Emanuele Catena, Riccardo Colombo, Beatrice Borghi, Elisa Ballone, Davide Ottolina, e Antonio Castelli della Terapia Intensiva dell’Ospedale Sacco e io (Francesco Rocco Rossi) del PIAMS.

Naturalmente per avviare il progetto si è ritenuto necessario circoscrivere la sperimentazione a uno specifico repertorio e, considerato l’ambito privilegiato di studi del Pontificio, si è optato per la musica polifonica sacra di due importanti maestri del XVI secolo: Giovanni Pierluigi da Palestrina e Carlo Gesualdo da Venosa, rappresentanti di scelte compositive per molti aspetti antitetici.

Mi riferisco al ben noto ‘contrappunto palestriniano’ particolarmente arioso e dotato di esemplare nitore e della polifonia gesualdiana che, al contrario, è spesso spigolosa e a tratti volutamente e retoricamente aspra.

Due intenzioni compositive, quindi, reputate capaci di generare effetti diversificati nei soggetti sottoposti alla sperimentazione. Sperimentazione che, sia chiaro, non prevede il monitoraggio di reazioni soggettive (del tipo: mi sento più tranquillo oppure più agitato) bensì l’osservazione di un buon numero di parametri misurati grazie alle tecniche di rilevamento usuali in un reparto di terapia intensiva e, per questo motivo, dotate di sicura oggettività.

Al momento la sperimentazione è tuttora in corso per cui non ci pare una buona idea fornire indiscrezioni a proposito dei risultati rilevati in itinere; l’intento, infatti, è di raggiungere un numero significativo di rilevazioni – si prevede lo studio su cento pazienti – in grado, quindi, di fornire un’apprezzabile panoramica degli effetti sui soggetti interessati.

La notizia dell’attivazione di questo progetto è stata resa nota in occasione del convegno Wellbeing in Early Modern Christianity: Perspectives and Practices for a Happy Life tenutosi al Campo Santo Teutonico (Fig. 1) nella Città del Vaticano il 27 e il 28 marzo dello scorso anno.

 

Wellbeing in Early Modern Christianity: Perspectives and Practices for a Happy Life 
Brochure del convegno Wellbeing in Early Modern Christianity

 

Segnatamente io ho tenuto una relazione dal titolo Music as a Source of Wellbeing in Milan During the Visconti and Sforza Periods e Riccardo Colombo un successivo paper intitolato The Rhythm of Life in Sacred Renaissance Music: Giovanni Pierluigi da Palestrina and Gesualdo da Venosa. Il mio intervento, focalizzato in particolare sul rinascimento milanese, è servito da inquadramento storico-musicologico della musicoterapia che, lungi dall’essere una ‘scoperta’ moderna, affonda le radici fin nella più remota antichità. Colombo, invece, dopo un’introduzione di taglio tecnico per spiegare i meccanismi sottesi alla ricezione e ai possibili benefici dell’ascolto musicale, ha comunicato alla comunità scientifica lì raccolta l’avviamento del nostro progetto spiegandone le finalità e i criteri di realizzazione.

Conclusioni

Per concludere questa breve comunicazione (e a dispetto di quanto sopra dichiarato) voglio, comunque, condividere una minima indiscrezione. Da quanto sta emergendo dai dati finora raccolti, si ricava che ‘avevamo visto bene’! Alcuni effetti sono, infatti, effettivamente rilevabili e questo ci incoraggia a proseguire in questo studio con lo stesso entusiasmo che ne ha animato l’avviamento.

Cosa ci aspettiamo? È ancora presto per dirlo! Una volta raccolti i dati si dovrà collazionare la mappa degli effetti rilevati con le partiture delle musiche utilizzate per capire quali processi armonici o ritmici o entrambi (questo, ovviamente, è ancora totalmente da verificare) abbiano sollecitato (e in che modo l’abbiano fatto) le funzioni dei pazienti sottoposti a questa sperimentazione.

Per ora è decisamente presto per avanzare anche solo congetture. Posso, però, confermare che anche la musica sacra (nel nostro caso polifonica) può avere un’importante funzione ‘musicoterapica’.

Restiamo, quindi in attesa dei primi risultati ‘ufficiali’; ci vorrà ancora del tempo ma mi sento di dire che ne varrà la pena.