Franchino Gaffurio: un compositore nella Milano sforzesca
Dicembre 9, 2022 2022-12-12 9:31Franchino Gaffurio: un compositore nella Milano sforzesca
Riflessioni storiche, musicali e liturgiche a 500 anni dalla sua morte
Convegno internazionale su Franchino Gaffurio
(Milano, PIAMS, 14/15 novembre 2022)
Il Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra quest’anno ha esordito col “botto”: il 14 e 15 di novembre si sono aperte le porte dell’istituto ai numerosi studiosi provenienti da tutto il mondo in occasione del convegno internazionale dedicato a Franchino Gaffurio realizzato da Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra di Milano in collaborazione con il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, con la Veneranda Fabbrica del Duomo, con l’Ambrosiana di Milano e con il patrocinio della Società italiana di Musicologia..
Si è trattato di un incontro che, come ha chiaramente precisato Francesco Rocco Rossi (uno degli organizzatori), ha deliberatamente preso le distante dal Gaffurio teorico (ben noto e parecchio studiato) a vantaggio del ‘compositore’, aspetto questo, invece, fin troppo trascurato.
Mons. Marco Navoni, viceprefetto dell’Ambrosiana ha aperto i lavori con una lectio magistralis su alcuni capolavori contenuti nella celebre Biblioteca Ambrosiana e risalenti alla Milano di Franchino Gaffurio, fra cui cimeli di personalità del calibro di Leonardo da Vinci.
Attraverso un ricco itinerario tra arte e storia, Mons. Navoni ha presentato una serie di opere interessantissime sotto diversi punti di vista: il ‘Codice Atlantico’ di Leonardo, le ‘Miniature’ di Cristoforo de Predis, il ‘De Divina Proportione’ del frate matematico Luca Pacioli o i manoscritti e gli incunaboli del musico teorico e pratico Franchino Gaffurio.

Sessione I: Vocalità e liturgia nel Duomo di Milano
Terminata la lezione di Mons. Navoni sono ufficialmente iniziati i ‘lavori’ con l’avvio della prima sessione moderata da Don Norberto Valli (Seminario Arcivescovile di Milano/Pontificio Istituto di Liturgia S. Anselmo di Roma). Il primo relatore è stato Mons. Massimo Palombella (Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano) con un paper dal titolo Dal segno grafico al segno sonoro: aspetti di prassi esecutiva
Il nuovo Maestro di Cappella del Duomo di Milano ha parlato del rapporto tra teoria e prassi rinascimentale evidenziando come il repertorio polifonico rinascimentale necessiti di una conoscenza più approfondita tra il ‘segno grafico’ e la sua interpretazione intesa come ‘segno sonoro’.
Da questo punto di vista molti sono gli studi, soprattutto d’oltralpe, che negli ultimi decenni hanno tentato di colmare questo ‘gap’ nella conoscenza dei diversi ambiti.
Come diceva Luigi Ferdinando Tagliavini a proposito dei temperamenti musicali: «Sono necessarie tolleranza e compromesso per raggiungere un risultato soddisfacente», come a dire che non basta il preciso calcolo matematico per far funzionare le cose.
Il cammino è ancora lungo ma è stato tracciato, abbiamo quindi una direzione per raggiungere un’esecuzione storicamente informata che sia al tempo stesso pertinente e convincente.
Don Riccardo Dell’Acqua (Preside del PIAMS) ha, invece, presentato una relazione dal titolo Liturgia e Duomo ai tempi di Gaffurio.
La relazione tra musica e liturgia è fondamentale per comprendere il contesto in cui si è trovato a operare Franchino Gaffurio dovendo fare i conti con il rito ambrosiano da un lato e le solennità e l’organizzazione della cappella musicale dall’altro. Tutto questo in un periodo in cui la liturgia era in grande fermento: le indicazioni previste dal ‘rito ordinario’ contenute nel Messale antico non bastavano ad arginare e limitare l’imperversare di altre forme rituali liturgiche come le messe votive o per i defunti (che prevedevano anche cospicue donazioni).
L’excursus di Don Dell’Acqua è terminato con un accenno alle pratiche devozionali (come quella in onore di S. Sebastiano) e la dedicazione del Duomo cittadino a S. Maria Nascente.

Sessione II: Contesto storico-culturale
Il pomeriggio della prima giornata è stato interamente dedicato al contesto storico-culturale della Milano sforzesca nella quale Gaffurio si trovò a operare. Moderatrice della sessione è stata Elena Ferrari Barassi (Professoressa emerita della facoltà di Musicologia di Pavia/Cremona).
Il cantiere del Duomo di Milano in età sforzesca è stato il titolo della prima relazione tenuta da Claudio Giorgione (Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, Milano)
La genesi del Duomo di Milano è stata lunga e non priva di “incidenti di percorso”: il cantiere della nuova cattedrale milanese, avviato nel 1386 con la costituzione della Fabbrica del Duomo, ritrova infatti nuovo vigore un secolo più tardi, con il concorso per la realizzazione del tiburio, grazie al quale si interrogano e dialogano architetti e umanisti, come Leonardo e Bramante. L’incontro delle menti più creative e illuminate dell’epoca, attraverso un attento studio progettuale d’insieme fatto di nozioni astronomiche, matematiche e teologiche-musicali, ha contribuito a creare quel meraviglioso monumento che tuttora ammiriamo e della cui costruzione Giorgione ha illustrato le tappe salienti.
Con il successivo intervento, La città, la corte e lo stato al tempo di Ludovico Maria Sforza, Nadia Covini (Università degli Studi di Milano) ha tracciato una sintetica linea degli accadimenti di quegli anni, con l’intento di evocare il contesto politico in cui maturò l’attività musicale, artistica e teorica del Gaffurio. La musica e il canto erano indispensabili sia sul fronte liturgico sia su quello politico (come rappresentazione sonora del potere del Principe). Sappiamo che sotto il ducato di Galeazzo Maria Sforza, fu formato un gruppo selezionatissimo di musici e cantori e una cappella ducale di assoluta eccellenza, in parallelo a quella del Duomo dove, a breve, avrebbe militato anche Gaffurio.
La Prof.ssa Covini ci ha illustrato come le vicende dell’ascesa al potere di Ludovico Maria Sforza, culminate nel 1494 con l’assunzione del titolo ducale, furono affrontate dallo Sforza con la determinazione di annientare ogni ostacolo alla sua ascesa, affrontando avversari, pericolose congiure e maneggi di potenze nemiche. Tutto questo senza trascurare la magnificenza della corte in campo artistico, letterario, cerimoniale e musicale che ha rappresentato un aspetto imprescindibile dello stile di vita aristocratico della corte sforzesca.

Donatella Melini (Università di Pavia/Cremona) si è succeduta con una relazione intitolata Organologia e iconografia musicale a Milano all’epoca del Moro
Nella corte di Ludovico Sforza non potevano mancare strumenti musicali, dipinti, raffigurazioni allegoriche, che erano entrati a pieno titolo anche nella rappresentazione dello sfarzo della gestione precedente dei Visconti. Arti visive e iconografia musicale illustrano in modo affascinante il mondo artistico di quest’epoca: si possono trovare diverse sale come la ‘sala delle dame’, ‘sala degli svaghi’, ‘sala della musica’, oppure una ‘scena del banchetto’, ‘cortei con pifferi e bombarde’, ‘passatempi musicali’, così come diversi ‘trattati di danza’, scritti appositamente per educare i giovani nobili ad affinare il proprio stile cortigiano.
E ancora, tra ‘sacro e profano’, si possono ammirare angeli con il liuto in mano o vari strumenti come vielle, lire da braccio, strumenti a fiato nelle rappresentazioni dell’Adorazione.
La ricerca di qualcosa di ‘nuovo’ e ‘fantastico’ che potesse suscitare stupore e meraviglia si manifestò anche in alcuni strumenti musicali oggi giudicati inusuali come trombe marine, clavicordi, liuti grandi ‘alla spagnola’ per arrivare addirittura un organo con canne di cartone disposte a cuspide (Lorenzo da Pavia, 1494).

A conclusione del pomeriggio, Christine S. Getz (University of Iowa) ha relazionato su Musica devozionale a Milano nell’età di Gaffurio.
La musica sacra ricoprì un ruolo fondamentale nelle devozioni mariane milanesi e nella commemorazione dei santi protettori contro la peste.
Tra la fine del Quattrocento e il primo Cinquecento ebbero origine alcuni riti particolarmente tipici del culto milanese – la Madonna dei Miracoli a Santa Maria presso San Celso, la Società dell’Ave Maria in Duomo, il culto di S. Sebastiano e il culto di Sant’Ambrogio. Questi culti ispirarono la creazione di brani polifonici su testi come O beate Sebastiane, Fiat pax in virtute tua, O beate presulis, Vox infantis, Ambrosi doctor veneranda, Salve Regina, Ave Maria. La studiosa ha, quindi, illustrato le caratteristiche musicali di queste pratiche devozionali che tanto influenzarono la produzione gaffuriana.

La prima giornata si è conclusa al Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia ‘Leonardo da Vinci’ con l’esecuzione di alcuni brani di Gaffurio eseguiti da due ensemble: uno strumentale di liuti (diretto da Mauro Pinciaroli) e l’altro vocale Cantores graduales di Novara (diretto da Alberto Sala).
Programma del concerto del 14 novembre

Ensemble “Cantores graduales” dir. da Alberto Sala
Sessione III: L’Eredità Galeazzesca
Moderata da Maddalena Peschiera (archivista della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano) si è aperta la seconda giornata di lavori con una sessione dedicata all’eredità galeazzesca ossia al repertorio pregaffuriano con cui il Maestro lodigiano entrò in contatto quando nel 1484 approdò alla Cattedrale milanese.

E proprio all’inizio della prima relazione di Daniele V. Filippi (Università di Torino) a sorpresa è entrato nell’aula del convegno l’Arcivescovo di Milano S. Em. Mons. Mario Delpini. Ovviamente è stato un momento di grande emozione; l’Arcivescovo ha speso bellissime parole di apprezzamento e incoraggiamento per il lavoro del PIAMS esortando a proseguire e, anzi!, a potenziare tutte le attività di studio e di ricerca che caratterizzano l’istituto.

Terminato l’intervento di Mons. Delpini, Daniele Filippi ha proseguito la propria relazione intitolata: La serie dei Libroni di Gaffurio: prontuario polifonico e capsula del tempo.
L’attività di ricerca svolta negli ultimi anni intorno ai Libroni gaffuriani del Duomo di Milano, accompagnata da esecuzioni musicali, campagne di digitalizzazione e di restauro (sotto l’ègida della ‘Schola Cantorum Basiliensis’), ha permesso di indagare e ricomprendere da molteplici punti di vista l’allestimento e la natura dei quattro manoscritti. I codici di Gaffurio, oggetti materiali legati primariamente alle esigenze della Cappella del Duomo (e della Veneranda Fabbrica della cattedrale) contengono inni, magnificat, antifone, mottetti, messe, ‘Te Deum’, e perfino laudi (Librone IV) come “Facciam festa e giulleria, che ghè nato el bon Messia” oppure “Ognun drizzi al ciel il viso, su su tutti al Paradiso”; composizioni, queste, che meriterebbero un ulteriore approfondimento.
Terminato l’intervento di Filippi non si sono spenti i riflettori sui Libroni protagonisti anche della successiva relazione di Martina Pantarotto (Università E-Campus). Con Una questione di metodo: codicologia e paleografia al servizio della musicologia la studiosa ha illustrato la complessa ‘stratigrafia’ dei volumi sotto il profilo codicologico e paleografico.
Per una ricostruzione più attendibile e scientifica dei 4 Libroni gaffuriani, sono stati coinvolti specialisti paleografi e codicologi che si sono avvicendati nell’ambito del progetto pluriennale SNF Polifonia Sforzesca: The Motet Cycles in the Milanese Libroni between Liturgy, Devotion, and Ducal Patronage e in Gaffurius Codices Online
Attraverso una puntuale e dettagliata analisi codicologica e paleografica, in particolare sui Libroni 1 e 2, è stato possibile ricostruire l’ordine dei fascicoli, la mano dei copisti, stabilire gli interventi personali di Gaffurio, la foratura dei libroni (fori per rastrum singoli o doppi), il numero di pentagrammi, ecc.
La conoscenza approfondita della scrittura e dei modi grafici di Franchino Gaffurio ha permesso di combinare elementi biografici, paleografici, culturali e archivistici per ricostruire la complessa attività del ‘cantiere gaffuriano’ della Cappella del Duomo.

Agnese Pavanello (Schola Cantorum Basiliensis) ha concluso la sessione mattutina con Il repertorio ‘pregaffuriano’ dei Libroni.
La studiosa ha focalizzato l’attenzione sulle musiche risalenti con certezza all’epoca pre-gaffuriana, ossia prima del 1484, quando Franchino Gaffurio fu nominato maestro di cappella del Duomo di Milano.
Soprattutto nel Librone I si trovano autori come Dufay, Binchois, Pullois, Compère, Bunoys, risalenti a diversi decenni addietro rispetto al periodo di copiatura dei manoscritti.
L’interrogativo posto riguarda il motivo di tali inclusioni in un’opera dedicata perlopiù a raccogliere la produzione corrente del maestro di cappella.
A questo punto si aprono diversi scenari, per interpretare la trasmissione dei quattro Libroni in relazione anche ai cicli di ‘motetti missales’ di Loyset Compère e Gaspar van Weerbeke.
Le domande sono tante: ‘da dove copiò il copista i ‘Motetti missales’? In quale contesto dovevano essere eseguiti? Facevano già parte del repertorio della Cappella del Duomo?
Non essendo in possesso degli antigrafi è arduo ricostruire esattamente la storia di queste composizioni sebbene alla luce delle ricerche più recenti sia possibile ipotizzare un collegamento tra il repertorio franco-fiammingo pre-gaffuriano presente nei Libroni e la presenza di numerosi cantori franco-fiamminghi approdati alla corte sforzesca nella fine del Quattrocento.

La sessione è stata conclusa da un’esecuzione musicale…ovviamente gaffuriana. Riccardo Zoia si è esibito cantando – e accompagandosi al liuto – una versione del mottetto a 3 voci Sub tuam protectionem.

Sessione IV: Panel – presentazione del gruppo di ricerca Ex Cathedra
Il gruppo di ricerca Ex Cathedra (della Società Italiana di Musicologia) è composto da Christine S. Getz, Valeria Mannoia, Cristina Cassia, Gioia Filocamo, Francesco R. Rossi
Esso è focalizzato su famosi compositori-teorici del Quattro-Cinquecento la cui esperienza trattatistica ha da sempre catalizzato l’attenzione degli studi musicologici mettendo in ombra il coté compositivo che, pertanto, ancora attende di essere adeguatamente analizzato (Franchino Gaffurio, Johannes Tinctoris, Gioseffo Zarlino, Diego Ortiz, per es.).
Si tratta di un progetto originale che offre particolari motivi di interesse scientifico a partire dalla restituzione critica dell’opera dei compositori esaminati. Non mancherà, poi, l’approccio analitico mirato, in particolare, a un confronto fra il trattatista e il compositore per valutare se (e in quale misura) ci sia stata una reale osmosi tra i suoi principi dottrinali e la resa compositiva. Queste sono in estrema sintesi le linee generali di Ex CATheDRA inteso come macroprogetto. Naturalmente queste necessiteranno di opportuna contestualizzazione e declinazione in ragione dei diversi compositori in esame, del loro periodo e dei generi praticati. Per questo motivo è prevista una più minuta organizzazione in sottogruppi di ricerca indirizzati, nello specifico, a un preciso compositore. Al momento è attivo il sottoprogetto La musica sacra di Franchino Gaffurio nel quale sono impegnati tutti gli studiosi di Ex CATheDRA.
Oltre all’edizione critica del corpus sacro gaffuriano, il team si è proposto un obiettivo ambizioso: individuare all’interno dei Libroni composizioni anonime stilisticamente afferenti al ‘modus componendi’ di Gaffurio, cercando di attribuirne la paternità.
Gli obiettivi editoriali consistono nella pubblicazione di diverse edizioni critiche:
Mottetti (a cura di F. R. Rossi), Magnificat (C. Cassia), Messe I (V. Mannoia), Messe II (A. Magro, membro esterno), Messe III (C. Getz), Messe IV (G. Filocamo).
Per chi avesse informazioni utili o volesse partecipare a questo gruppo di lavoro può scrivere a: excathedra.progetto@gmail.com

Sessione V: La musica di Franchino Gaffurio
L’ultima sessione, finalmente dedicata alla produzione musicale del Maestro, è stata moderata da Gioia Filocamo (Conservatorio di Terni/Univ. Di Parma). Il primo relatore, Francesco Saggio (Università di Pavia/Cremona) ha parlato di Gaffurio profano: le composizioni del ms. parmense 1158
Gaffurio pare non aver mostrato particolare interesse per il genere profano. Unica eccezione alcune composizioni autografe contenute nel manoscritto della Biblioteca Nazionale Palatina di Parma, (fondo parmense, ms. 1158). Si tratta di sei brani, scritti in età giovanile, di cui tre cum litteris, tutti a tre voci e databili ca.1470. Probabilmente destinati alle celebrazioni del marchese di Guglielmo di Monferrato, queste composizioni non sono del tutto assimilabili alla produzione profana di fine Quattrocento che va normalmente sotto il nome di ‘frottola’. Pur intonando forme metriche tradizionali (ballata, sonetto), sotto il profilo strutturale presentano una forma aperta.
Sono state illustrate le caratteristiche testuali e musicali di queste composizioni sottolineandone la natura erotico-araldica, la sintassi semplice, il riferimento alla mitologia classica (‘Lascerà ogni nimpha’) o il tono encomiastico. L’intervento si è concluso con una domanda: l’occasione per la loro composizione potrebbe forse risiedere nel matrimonio tra Guglielmo VIII di Monferrato e Bernarda di Brosse nel 1474? E le motivazioni potrebbero essere state quelle di giungere agli Sforza per mezzo del Monferrato o entrare alla corte dei Monferrato?’ La questione è ancora aperta.

Dopo la relazione sulla musica profana è stato il momento di Francesco Rocco Rossi (PIAMS) e del suo paper I mottetti di Franchino Gaffurio: rispetto della tradizione e proiezione verso il futuro
La recente pubblicazione di due edizioni critiche (Magnificat e Mottetti) ha permesso di acquisire nuove e importanti informazioni sul modus componendi di Franchino Gaffurio. Emerge la figura di un compositore che, una volta entrato nella cappella del Duomo (1484), velocemente ne apprese usi e tradizioni che ben presto, però, abbandonò (almeno in parte) aggiornando il proprio stile compositivo fino a giungere a risultati di inattesa modernità. La vexata quaestio sembra essere questa: «da parte di Gaffurio vi era una totale aderenza al cosiddetto ‘stile milanese’ (ossia lo stile dei compositori galeazzeschi), oppure si può intravedere un’apertura verso un nuovo genere di sperimentazione’?»
Il cosiddetto ‘stile milanese’ era caratterizzato da una frequente alternanza di duetti (e terzetti) e un regime imitativo. La fraseologia musicale era imperniata su una chiara organizzazione del testo (precisi segmenti testuali perlopiù marcati da pause) e da una tipica (e frequente) conclusione in sesquialtera. Rossi ha mostrato come il contrappunto di Gaffurio non fosse affatto retrospettivo e attaccato alla tradizione bensì in linea con il trend coevo e disponibile a intercettare i comportamenti innovativi. Inoltre è emerso come lo stile gaffuriano fosse sempre più orientato verso una dimensione compositiva poco vincolata dai testi messi in musica (frequentemente il testo era un pretesto per continuare ad utilizzare strutture musicali prestabilite), ma proiettato verso la modernità in un futuro ricco di nuove possibilità.

Con la relazione successiva, Cristina Cassia (Università di Padova) è entrata nel merito dei Magnificat.
La produzione sacra di Franchino Gaffurio ne comprende undici di sicura attribuzione, tramandati dai Libroni 1 e 3 dell’Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano e verosimilmente composti dopo il 1484, anno in cui Gaffurio assunse la carica di maestro di cappella. Dieci Magnificat sono unica, l’undicesimo presenta invece una concordanza nell’appendice manoscritta allegata a un volume di Petrucci (F-Pn Cons. Rés. 862), probabilmente compilata in ambito veneziano, che lascia presagire una diffusione più ampia di queste composizioni. Questo contributo ha fornito un quadro generale dei Magnificat gaffuriani evidenziandone le peculiarità alla luce del confronto con altre composizioni analoghe contenute nei Libroni e nelle fonti dello stesso periodo.

Valeria Mannoia (Università di Pavia/Cremona) è stata protagonista dell’intervento conclusivo (in modalità a distanza): Le messe di Franchino Gaffurio.
Le messe attribuite a Gaffurio, attestate nel II e III Librone, si alternano sistematicamente a opere di musicisti d’oltralpe alcuni dei quali attivi a Milano. L’organizzazione delle messe di Gaffurio afferisce ai due riti romano e ambrosiano e ciò lascia supporre la possibilità del loro uso anche in contesti esterni alla cattedrale milanese, come la corte sforzesca. L’uso sporadico di testi tropati e di canti dati, la preferenza per una scrittura lineare, restia all’applicazione delle proportioni e attenta alla regolarità all’interno dei singoli movimenti, tracciano il profilo di un compositore proiettato verso il futuro, moderno, soprattutto nell’approccio verso un repertorio già codificato come la messa.
Il Convegno è terminato con un concerto serale presso la Chiesa di San Gottardo in Corte che ha visto esibirsi la Cappella del Duomo di Milano diretta da Massimo Palombella.
La musica composta da Franchino Gaffurio ha fatto bella mostra di sé accanto a giganti della tradizione musicale sacra come Josquin Desprès o Palestrina.
Programma del concerto del 15 novembre
Si è trattato di un convegno sicuramente ricco di proposte inedite e parecchio interessanti e, soprattutto, denso di spunti meritevoli di approfondimento. Si prevede, quindi, innanzitutto la pubblicazione di una miscellanea gaffuriana (dovrà uscire entro la fine del 2023) non senza l’intenzione di dar vita a ulteriori incontri che – chissà – magari aiuteranno a illustrare sempre meglio l’attività di Franchino Gaffurio.
