La musica sacra tra bellezza e riflessione
Gennaio 11, 2025 2025-01-11 11:42La musica sacra tra bellezza e riflessione
Uno sguardo tra tradizione e presente
Queste ultime settimane che ci accompagnano verso il Natale sono fomite di spunti e riflessioni musicali. Anzitutto è degna di rilevanza l’intervista del M° Riccardo Muti al Corriere della Sera del 1° dicembre, nella quale ritorna su diversi temi a lui cari, come ad esempio gli italiani “che dimenticano facilmente la grandezza della loro storia”, oppure del fatto che non esistono intenditori musicali perché “l’intenditore non esiste. Consiglio a tutti di porsi in maniera virginale di fronte alla musica, e star lontani dal competente. Chi non sa può ricevere sensazioni molto più vere e commoventi di chi crede di sapere tutto”. Trova anche spazio una piccola battuta sulla musica sacra, ricordando l’incontro con i papi, e di Francesco afferma: “Con lui di musica in Vaticano credo se ne faccia poca, non come ai tempi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che era un musicista”. E ancora: “Una volta incontrai papa Francesco ai tempi di Napolitano. Gli dissi: «Santità, non dimentichi quanto la Chiesa ha fatto nei secoli per la musica». Non ebbi risposta. Quando senti i fedeli cantare nelle chiese austriache, sembrano un coro professionale. Il che dimostra una cultura musicale diversa dalla nostra”.
Fin qui nulla da dire sullo sguardo di un famoso direttore della condizione della musica in Italia, sacra e profana, dal momento che registra uno stato di fatto difficilmente smentibile.
Eppure, un fatto che mi ha ulteriormente interrogato è stato il concerto dei cameristi della Scala nel Duomo di Milano mercoledì 11 dicembre. Mentre mi avvicino alla cattedrale, noto una fila lunga fin oltre la metà della piazza per l’accesso al concerto. Rimango stupito, e la meraviglia aumenta nel colpo d’occhio all’interno del Duomo poco prima dell’inizio. Difficilmente ho il ricordo di una celebrazione così gremita negli ultimi anni, e non solo nella prima delle chiese della Diocesi ambrosiana. Il programma del concerto è degno delle migliori esecuzioni per turisti a Praga o a Vienna: Preludio del Te Deum di Charpentier, Laudate Dominum dai Vesperæ Solennes de Confessore e Ave Verum di Mozart, Gloria di Vivaldi, Alleluia di Händel…
Accorgendomi della silenziosa partecipazione dei convenuti, ho considerato come fosse curioso il fatto che per sentire musica sacra la gente dovesse entrare a un concerto, mentre la “normalità” delle nostre liturgie propina quanto di più brutto, scadente e melenso ci possa essere. E ci si scoraggia per l’abbandono della pratica religiosa. La domanda è: quando nella bimillenaria storia del cristianesimo i credenti, siano essi laici o chierici, hanno puntato sul brutto e sullo scadente per il culto a Dio? Monumenti architettonici, scultorei, pittorici e musicali testimoniano l’amore per Dio da parte del suo popolo, consegnato fedelmente alle generazioni successive. Cosa lasceremo noi ai posteri?
E poi, contrariamente a quanto si sostiene, non è poi tanto vero che la gente non capisce e non apprezza questo linguaggio: ne fa fede il Duomo pieno zeppo, non di anziani nostalgici, ma anche e soprattutto di giovani che amano e cercano di entrare in questo mistero, sebbene partendo da un semplice concerto.
Il desiderio per questo Natale è che molti possano trovare nelle nostre chiese non (solo) concerti, ma anche liturgie degne del Signore del cielo e della terra.