Dalla Tanzania a Milano per studiare Musica Sacra
Febbraio 14, 2023 2023-02-06 15:46Dalla Tanzania a Milano per studiare Musica Sacra
La storia di don Switbert, al PIAMS un sogno diventato realtà.
Presso il Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra don Switbert Mujuni sta frequentando a livello accademico gli studi musicali, e la sua storia di sacerdote è strettamente legata alla sua profonda sensibilità verso la Musica Sacra. Per molti anni non è riuscito a coltivare e sviluppare pienamente la sua passione per la musica, perché nel suo Paese mancano luoghi di formazione adeguati e docenti professionisti in questo campo ma, nonostante le difficoltà, il desiderio di apprendere e migliorare – in una disciplina particolare come la Musica Sacra – lo ha portato fin nella lontanissima Milano.
Iniziamo a conoscere don Switbert…
“Mi chiamo don Switbert Gordian Mujuni, della diocesi di Bukoba, Tanzania, e sto studiando Musica Sacra presso il Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra di Milano. Probabilmente vi chiederete il motivo per cui un prete di 44 anni della Tanzania ha scelto di intraprendere un rigoroso studio per diventare un musicista di chiesa professionista: quando potrò servire il Signore in tale veste avrò 50 anni, ma dato che condividere la forza e la bellezza della Musica Sacra con la mia gente è stato un sogno di tutta la mia vita, sono sicuro che la mia forza interiore sarà sempre fresca”
Come è nata la tua passione per la Musica Sacra?
“Fin dall’infanzia mi sono avvicinato agli inni tradizionali cattolici attraverso i miei genitori, che sono stati istruiti da missionari europei, i quali avevano tradotto questi canti nella nostra lingua. Mia madre mi ripete spesso che questi canti mi appassionavano, e dicevo che il mio sogno era quello di essere un prete attraverso il canto. Durante i 10 mesi di catechesi per la Prima Comunione, ogni mattina dal lunedì al venerdì camminavo per 7 chilometri per partecipare puntualmente alla messa delle ore 7:00 ed ascoltare cantare i miei insegnanti: il catechista Clemensius e il signor Alfred, ex seminarista dell’Università Gregoriana di Roma.”
Raccontaci del periodo in Seminario
“Ho seguito 16 anni di formazione seminariale, dal 1993 al 2009. Tra le altre cose, credevo che il Seminario fosse l’unico luogo in cui avrei potuto imparare a suonare una tastiera. Purtroppo, mi resi conto che non era così: non c’era un insegnante di musica professionista e nessun corso di musica, a parte due ore in cui un allievo più avanti negli studi, con pochissima conoscenza della teoria musicale, insegnava i canti per le liturgie domenicali. Il seminario aveva solo un harmonium, sul quale 12 studenti potevano esercitarsi per fare pratica. A volte entravo persino di notte nella stanza dell’harmonium per poter studiare un po’. Questo accadeva nel seminario minore, nel seminario maggiore la situazione era migliore.”
Come sei riuscito ad avvicinarti alla musica nel tuo villaggio e quali sono state le tue esperienze musicali?
“Nel mio villaggio non c’erano possibilità di imparare a suonare uno strumento. Non avevamo nemmeno una tastiera. Dato che sapevo leggere la musica, durante le vacanze, due mesi all’anno, ero impegnato ad insegnare canti ai cori di villaggi vicini al mio. Capitava anche di percorrere a piedi distanze di circa 20 km per andare da un villaggio all’altro… A volte alcune parrocchie mi ingaggiavano per dirigere cori nei festival, e la distanza in questo caso poteva aumentare fino a 75 chilometri a piedi! La gioventù e la passione per la musica non facevano pesare il lungo cammino.”
La tua famiglia ti ha incoraggiato in questo cammino?
“Sono grato ai miei genitori che mi hanno sempre permesso di coltivare la passione per la musica. Mia madre ha cantato nei cori sin da bambina, ma sfortunatamente nessuno di questi cori ha mai avuto un maestro o direttore di coro professionista, né hanno mai avuto l’occasione di ascoltare un organista suonare. Durante le mie vacanze mia mamma e mio papà mi hanno sempre incoraggiato ad aiutare i cori a cantare.
Dopo la mia ordinazione sacerdotale avvenuta l’11 settembre 2010, mia mamma mi ha esortato a non abbandonare la strada della musica, a prescindere dalle altre attività parrocchiali, e dato che le risorse erano poche mi mandava del cibo per aiutarmi a sfamare i 5 studenti di musica che venivano da me in parrocchia. Lei è molto felice di sapere che sono sulla strada giusta per raggiungere finalmente le conoscenze musicali che poi potrò impartire un domani ad altri.”
Parlaci un po’ dei cori
“Per dieci anni i vescovi mi hanno affidato l’incarico diocesano di curare la musica corale. Come avrete intuito, nel luogo da cui provengo la gente ama cantare, ci sono tanti cori formati da centinaia di persone, ma purtroppo manca la figura professionale del direttore di coro che abbia una formazione musicale completa. Molti laici si uniscono con entusiasmo ai cori parrocchiali. Oltre ai cori per adulti, abbiamo cori di bambini e cori nelle scuole secondarie, ma ovunque tutti cercano dei bravi maestri di coro, organisti e anche persone capaci di suonare altri strumenti musicali!”
Raccontaci qualche episodio legato alla difficoltà di studiare musica nel tuo Paese
“Si dice che la necessità sia la madre dell’invenzione. Dato che inizialmente non avevo e non potevo permettermi una tastiera, mi sono ritrovato a dover creare una sorta di tastiera utilizzando materiali disponibili localmente: ho recuperato delle scatole su cui ho disegnato l’immagine di una tastiera e mi sono esercitato su di essa. I miei fratellini venivano sgridati se manomettevano la mia “tastiera”, ma mi vedevano come un pazzo! In seminario fortunatamente avevamo l’harmonium.
Un giorno ho permesso ad un amico di esercitarsi sul prezioso strumento, e questa cosa ha provocato l’ira del nostro insegnante: rimasi molto sconcertato da come il mio gesto di gentilezza fosse considerato così negativo. Con i miei primi allievi purtroppo non sono riuscito pienamente ad insegnare musica perché le mie poche conoscenze non erano sostenute da un buon metodo.
Qualche volta la mia frustrazione per la loro mancanza di progressi ha avuto la meglio su di me, tanto che alcuni hanno deciso di abbandonare… Spero che lo Spirito Santo abbia fatto capire loro che stavo cercando di ottenere il meglio, sebbene non avessi i mezzi per svelarglielo e comunicarglielo. Purtroppo nella mia zona mancano anche i luoghi adatti per studiare musica, infatti ho un sogno nel cassetto di cui vorrei parlarvi…”
Spiegaci il tuo sogno nel cassetto che vorresti realizzare
“Nel 2013 ho preparato un progetto riguardante la possibilità di avviare una scuola di musica nella mia diocesi. Nel 2014 ho presentato questo progetto al mio vescovo, il quale ha capito la bontà e le motivazioni di questa idea, ma sfortunatamente mi ha detto di non avere le risorse economiche per poterlo realizzare. Tuttavia ha donato un vasto terreno, dicendomi che un giorno avrei potuto realizzare lì questo progetto e prima che partissi per gli studi in Italia mi ha ricordato la proposta che gli avevo presentato. La mia idea è quella di realizzare una scuola di formazione musicale per promuovere la musica nella liturgia, nella comunità ecclesiale e nella vita quotidiana.
Un luogo finalizzato non solo alla formazione di maestri di coro e organisti, ma anche al coinvolgimento di persone di ogni età che desiderano impegnarsi per coltivare le loro abilità musicali. Il motto della scuola potrebbe essere “Psallam spiritu et mente” (Canterò con lo spirito e con la mente, Cor. 14:15). In ogni sua attività questa scuola vorrebbe essere veramente un polo dove l’insegnamento della musica è di qualità e professionale, cercando di unire tutto questo con forme tradizionali locali, per soddisfare la crescente domanda di inculturazione africana. Il nome della scuola potrebbe essere tradotto in italiano così: “Magnifica Scuola di Musica di Chiesa”.
La diocesi è stata fondata nel 1892, è giunto il momento che anche la musica abbia un luogo adeguato per essere insegnata. Sarò grato a chiunque possa aiutarmi a realizzare questo ambizioso progetto!”
Come procede il tuo corso di studi, ti trovi bene in Italia?
“Bene, sono grato a tutte le Istituzioni che permettono che io possa studiare al PIAMS: la Conferenza Episcopale Italiana che sostiene le spese dei miei studi, l’Arcidiocesi di Milano che mi ha dato ospitalità, Il Parroco e tutta la Comunità Sacro Cuore di Gesù a Ponte Lambro e Linate dove ora vivo. Ringrazio di cuore il Preside Don Riccardo Dell’Acqua e tutti i docenti del PIAMS, che con professionalità e pazienza svolgono il loro lavoro. Sono grato a Dio per tutte le persone che Dio mi ha fatto incontrare sulla mia strada. Che Dio benedica tutti abbondantemente!”